Sommari

Aldo Carotenuto
La Sofferenza Psicologica come Prigione dell'Anima

Vi sono situazioni che non possono essere spiegate attraverso le parole, emozioni che non possono essere descritte, e la cui intensità non può essere intuita in alcun modo. Dinanzi alla verità del dolore altrui ad esempio, è molto più utile e oculato tacere, piuttosto che parlare a sproposito. E lo sproposito è dato dal volere esprimere un parere senza aver vissuto in prima persona il senso di quella esperienza. Per la persona che soffre, che si sente infelice, non vi è supplizio e beffa peggiore del sentirsi dare una pacca sulla spalla da qualcuno che mormora "posso capire quello stai provando...", si tratta di un insulto al dolore che in quel momento si prova, un affronto che non può essere accettato. La sofferenza è condivisibile solo con chi si sia lasciato attraversare da essa, gli altri non potranno che limitarsi ad ascoltare il nostro racconto. E per quanta passione potremmo impiegare per rendere quel nostro narrare veritiero e colmo di significati, le nostre parole risuoneranno come muri vuoti, almeno fin quando gli eventi non interverranno per confermare la nostra tesi. Ma al contrario di quanto si pensi, non sempre la sofferenza rende più vulnerabili perché, preparando il terreno a che maturi una interrogazione della vita, la richiesta e la ricerca di un senso, può rendere la nostra anima forte come mai era stata. Da questo punto di vista, emblematico è il caso della depressione.
La depressione si configura come un singolare stato d'animo che costringe la persona in una condizione di prigionia emotiva e di allontanamento dal mondo. La "prigione" è data dall'individuo stesso, dal suo mondo interno che lo inghiottisce ogni giorno di più, dalle tenebre dentro le quali precipita accompagnato solo dalla spiacevole sensazione di non potere più fare ritorno. Non c'è nulla, ma proprio nulla nella realtà esterna, che possa sollecitare l'interesse del depresso, men che mai accendere un barlume di progettualità. La depressione distrugge gli interessi della persona, li sgretola fino al punto di farli diventare finissima sabbia. E per quanti sforzi l'individuo compia, per quanto impegno possa metterci, per quanto aiuto possa ricevere i suoi granitici interessi e le sue solide attività sono ora solo sabbia che sfugge tra le sue dita. Uno stato depressivo non lascia spazio alla forza d'animo, alle motivazioni, alla capacità di progettare. In questa cupa sensazione di disperato abbandono, l'unico "desiderio" che è possibile avvertire è che l'incubo finisca il prima possibile. E per un buffo scherzo del destino è il depresso stesso a procrastinare sempre più il risveglio dall'incubo: dormendo quasi tutto il giorno - oppure aspettando con ansia di poterlo fare - la persona depressa si arrende supina alla letargia della sua vita. Lo stato di grave prostrazione l'abbattimento che si vengono così a creare, infatti, costringono gioco-forza l'individuo a confrontarsi con gli aspetti più oscuri, segreti e imprevedibili della sua personalità.